Cos’è la bellezza? Te lo spiegano 80 studenti

Cos’è la bellezza è una domanda che al primo ascolto può sembrare banale però se provi a rispondere, sono quasi sicura che ti metterà in difficoltà. Siamo certamente abituati al concetto di bellezza come un qualcosa che sia prettamente estetico, ma un po’ meno a dire che cos’è la bellezza per noi.

Ho fatto questa domanda agli studenti di 4 classi dell’IPS Alessandrini di Abbiategrasso nell’ambito di un momento di condivisione che ho intitolato “La bellezza di essere se stessi: no fake, be yourself”.

Ed è proprio questo che oggi voglio raccontarti, quindi se ti va, vai avanti nella lettura e vivi assieme a me le emozioni di una giornata che per me resta indimenticabile.

Qualche mese fa, mi è stato chiesto di andare a parlare ad una classe dell’IPS Alessandrini di Abbiategrasso della mia storia con l’intento di ispirare i ragazzi sul tema della bellezza autentica.

Ho immediatamente abbracciato con convinzione questo progetto e ne sono stata fin da subito travolta ed onorata, tuttavia qualche giorno prima dell’evento, alcune perplessità avevano iniziato a bussare alla porta.

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Parlare di bellezza autentica: mi ascolteranno?

Sarò in grado di tenere a bada una classe di venti ragazzi adolescenti parlando del concetto di bellezza? Mi ascolteranno? Saranno interessati alla mia storia?

E ancora non sapevo che queste stesse perplessità erano da moltiplicare per 80 studenti. Il progetto infatti, è piaciuto talmente tanto che è stato proposto a ben 4 classi: 2 classi seconde dell’indirizzo commerciale e sociale e due classi quinte dell’indirizzo sociale.

Ok … calma Laura, andrà bene.

Ho trovato supporto ed incoraggiamento tra amici e famigliari, ma le perplessità, rimanevano. Lavoravo alla presentazione facendomi dare qualche suggerimento dall’esemplare di adolescente che vive con me (mio figlio), e provando a trovare il giusto equilibrio tra leggerezza e profondità.

Collage in bianco e nero di una donna con capelli scuri e frangetta, fotografata in diverse angolazioni durante un momento di dialogo.

Perché parlare della mia storia poteva risultare troppo pesante e non era questo il mio obiettivo, ma al tempo stesso era mia intenzione arrivare ai loro cuori e suggerire delle riflessioni. Avevo anche l’intenzione di rendere il tempo insieme il più possibile coinvolgente e piacevole.

Ecco quindi cosa ho fatto. Il mio racconto sarebbe iniziato con un breve estratto di un pezzo di Kid Yugi “EX Angelo” che avevo ascoltato più volte con mio figlio e mi aveva in qualche modo riportato al concetto di autenticità.

In Tutti I Nomi del Diavolo, questo pezzo, rappresenta uno dei momenti più autentici e personali. Kid Yugi utilizza la traccia come mezzo per esprimere la complessità della crescita personale, mostrando come ogni difficoltà affrontata possa diventare una parte essenziale della propria identità.

La canzone, nel suo insieme, è un inno all’autenticità, un richiamo a non temere la propria vulnerabilità e a vedere la bellezza nelle sfide che ci plasmano.

Questa canzone parla della bellezza autentica e mi è sembrata perfetta per iniziare il mio racconto e a conti fatti, credo sia stata una buona scelta.

Il brano era noto alla maggior parte dei ragazzi e questo ci ha permessi di entrare subito in connessione nonostante il gap generazionale. Fin dai primi minuti, ho avuto la sensazione di essere sulla buona strada verso il mio obiettivo principale: arrivare ai loro cuori, farmi ascoltare.

Come ho detto prima però, volevo che il tempo insieme fosse coinvolgente ed ora ti racconto come è andata.

Cos’è la bellezza? Dimmelo con un bigliettino

Nella prima parte del mio intervento ho raccontato la mia storia dalla nascita alle sfide che ho nel tempo dovuto affrontare per accettare il mio corpo che non segue i canoni della perfezione, per autocitare la frase che accompagna ogni mio contenuto social, ovvero questa.

Ho parlato loro della malformazione con la quale sono nata, l’ipoplasia femorale mostrando ai ragazzi delle foto di quando ero piccola dove si vedeva bene la dismetria tra la gamba destra e la gamba sinistra.

Ho scelto anche di mostrare qualche foto dove portavo il fissatore esterno Ilizarov scusandomi anticipatamente per le immagini crude che avrebbero potuto urtare la sensibilità di qualcuno.

La prima parte del mio racconto, richiedeva il coinvolgimento dei ragazzi. Ad un certo punto infatti, raccontando loro il momento in cui nel 2008 non ho potuto più piegare il ginocchio ho chiesto loro cos’è la bellezza proponendo di scriverlo su alcuni bigliettini che avevo preparato.

Donna chibi prende un bigliettino da una scatola in aula scolastica

I ragazzi, dopo pochi istanti, hanno iniziato a scrivere i loro pensieri condividendo cos’è la bellezza e mettendoli poi in una piccola scatola.

Li ho poi presi e letti uno ad uno e ciò che mi è tornato, è stato un feedback davvero potente. Ecco qualcuna delle risposte alla domanda che cos’è la bellezza raccolte dagli studenti dei due gruppi.

Cos’è la bellezza?

  • la bellezza è unicità
  • la bellezza è autenticità
  • la bellezza è la mia famiglia
  • la bellezza è essere se stessi
  • la bellezza è diversità

Guarda il video e scopri il significato di bellezza per i ragazzi che ho incontrato.

Quello che volevo dimostrare, era che ognuno ha un proprio concetto di bellezza e che quindi non esiste una definizione universale ed oggettiva di bellezza.

La soggettività del concetto di bellezza

Oggi siamo bersagliati da immagini che rappresentano canoni estetici irraggiungibili e che accrescono il nostro senso di inferiorità agendo sulle nostre insicurezze.

Per fortuna però si inizia ad intravedere un movimento di persone che fanno della loro unicità, un punto di forza.

La vera bellezza, per molti, non è più legata a ideali rigidi o inaccessibili, ma risiede nella capacità di essere sé stessi, di abbracciare le proprie unicità e nel saper riconoscere la bellezza in ciò che è diverso.

A testimonianza che qualcosa sta cambiando, ho potuto portare l’esempio di un evento al quale ho avuto l’onore di essere invitata.

Si tratta del the WOMderful Inclusive Fashion Show by Benedetta De Luca.

Benedetta è una bellissima ragazza che fin da piccola ha sempre sognato di sfilare in passerella e realizzare degli abiti e questo sogno si è appunto appena realizzato.

Collage fotografico a colori di una donna con capelli scuri e frangetta, ritratta in aula mentre parla, sorride e riflette.

Ho avuto la fortuna di essere stata invitata alla prima sfilata inclusiva e se ti va puoi vedere questo reel per rivivere assieme a me le emozioni di quel momento e infatti è proprio questo contenuto che ho visto assieme ai ragazzi.

Dopotutto, la bellezza sta negli occhi di guarda, non credi?

E con questo concetto, finiva la prima parte del mio intervento e suonava la campanella dell’intervallo.

In pausa la condivisione continua

Sia nella pausa del primo gruppo che nel secondo, sono stata piacevolmente assalita da alcuni ragazzi con domande e condivisioni personali. Non mento se dico che quei 20 minuti lontani dai banchi, sono stati il valore aggiunto di questa esperienza.

Con in mano panini e per quando mi riguarda, lo specchietto per il rifacimento del make up (va bene la bellezza autentica, ma la matita che cola non si può vedere), ho ascoltato i loro racconti che mi hanno profondamente emozionata.

Come avevo ottenuto la loro fiducia in 50 minuti? Semplicemente raccontando una storia vera con trasparenza, senza fronzoli perché non mi appartengono e cercando di essere chiara, immediata ed ironica.

Parlare di cos’è la bellezza sui social media

Nella seconda parte ho voluto parlare di come il concetto di bellezza sia veicolato, spesso in maniera sbagliata, dai social media, tanto amati dagli adolescenti e non solo.

Ho voluto parlare a loro di come ad un certo punto del mio percorso ho pensato: forse la mia storia può aiutare chi sta passando quello che ho passato io!

La possibilità di condividere fatti ed emozioni in maniera così facile appartiene a questa epoche: ai miei tempi infatti bisognava attendere le visite di controllo per parlare con persone che stavano vivendo situazioni simili alla tua.

Adesso basta accendere il computer o prendere in mano il telefono. E i social ed il web in generale oggi sono ottimi canali di comunicazione, a disposizione di tutti.

Ho spiegato la decisione di condividere la mia storia e mostrare le mie cicatrici visibili ed invisibili abbattendo la barriera della vergogna: perché il proprio corpo non deve essere mai motivo di disagio. Nel fare questo, ho pensato fosse interessante, fare un breve affondo al lavoro che c’è dietro alle quinte della gestione di una pagina social e di un blog mostrando e spiegando il mio piano editoriale.

Veicolare il bodypositivity online

Significato di bellezza

É stato a quel punto che ho affrontato il concetto di body positivity chiedendo ai ragazzi stessi se ne conoscessero il significato ed ottenendo risponde sostanzialmente corrette.

Però volevo far capire loro perché è importante parlare di bodypositivity sui social.

Perché i social possono essere sia specchio che lente d’ingrandimento?

Specchio perché puoi rivederti nelle storie e nelle persone che “incontri”.

Lente di ingrandimento perché possono, ingrandire quelle che possono essere le fragilità di ognuno di noi perché ci si trova a confrontarci spesso con immagini finte.

Come finte sono le immagini che ho fatto vedere ai ragazzi e che ripropongo in un contenuto di qualche settimana fa dove raccontavo come l’intelligenza artificiale aveva cancellato completamente tutte quelle caratteristiche che mi rendono la persona che sono.

E ho detto loro che non voglio che ogni traccia di me stessa venga cancellata da un algoritmo che rispecchia una concezione di bellezza distorta.

Il Kintsugi e l’arte di dare valore alle crepe

Già, perché avere delle crepe è normale, non trovi?

Ci sono giorni in cui ci sentiamo rotti, interrotti, tristi e brutti, ma anche se sembra che quella giornata duri in eterno poi passa e ci ricorda della forza che abbiamo avuto ad affrontarla.

Le crepe, così come le nostre cicatrici, raccontano la nostra storia

Le crepe, così come le nostre cicatrici, raccontano la nostra storia e dobbiamo provare non solo ad accettarle, ma a costruirci attorno un concetto più profondo che una volta fatto nostro, diventa il pass per riuscire a mostrarle e valorizzarle. Come fa il kintsugi.

Per ringraziarti di essere quasi alla fine dell’articolo, ti regalo un contenuto leggero da guardare comodamente dal divano di casa tua. Dura quanto un’epidosio della tua serie Tv Netflix preferita ed è un riassunto dei momenti più belli della mattinata coi ragazzi che ti ho appena raccontato.

Ma quindi cos’è la bellezza?

Se leggendo questo articolo, volevi arrivare alla fine e sapere il significato di bellezza, credo di averti deluso. In ogni individuo al mondo, risiede la bellezza, ognuno di noi ha il diritto di sentirsi bello e di essere orgoglioso delle proprie diversità.

Ciò che dovremmo imparare, e non si arriva all’obiettivo in un giorno, è che tutte quelle che chiamiamo imperfezioni, sono invece caratteristiche che fanno di ciascuno, la persona unica che è.

Veicolare questo genere di messaggio nelle scuole, a ragazzi che stanno vivendo la tempesta dell’adolescenza, credo sia una missione importante e delicata. Soprattutto lo è in questo momento storico dove la società ci vuole sempre iperperformanti e … perfetti.

La verità è che questi ragazzi hanno un mondo lì dentro, nascosto sotto ai cappucci delle felpe sempre troppo grandi e in quel mascara scuro che non manca quasi mai sui loro occhi.

❣️Sono stata onorata di aver potuto parlare a questi ragazzi e mi auguro che questa per me non resti un’esperienza isolata.

2 Comments

  1. ROBERT E GABRY DERI

    Un grande lavoro che ha toccato corde profonde ma con lievita’ Laura. Sei riuscita perfettamente a mostrare e far comprendere ciò che hai dentro te e quindi cosa sia veramente la bellezza. Brava come sempre.

    • É stata un’esperienza davvero impattante a livello emotivo e mi auguro davvero di poterla ripetere presto.

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