Hai mai notato che la rappresentazione della disabilità al cinema e nelle serie TV non è mai neutra?
Il modo in cui il cinema racconta la disabilità spesso rafforza stereotipi, ma negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, aprendo la strada a nuovi sguardi, più inclusivi e realistici.
Quando ero più giovane, guardavo la TV e non riuscivo mai a trovare qualcuno che mi somigliasse davvero, in cui identificarmi.
Se rappresentata, la disabilità era ed anche oggi spesso avvolta da un alone di tristezza, pietà o eroismo esagerato. Ma la realtà, lo sappiamo bene, non è solo bianco o nero: la nostra realtà è fatta di tante sfumature che vale la pena mostrare.
So che sembrerà superfluo dirlo ma siamo persone prima di essere persone con disabilità. Sta davvero cambiando la rappresentazione della disabilità al cinema e nelle serie TV? Ragioniamoci assieme!
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INSTAGRAMStereotipi della rappresentazione della disabilità al cinema

Perché non possiamo avere personaggi con disabilità che vivono storie comuni, come fare la spesa, innamorarsi o litigare con il vicino? É proprio questo ciò di cui abbiamo bisogno: normalizzare e raccontare in modo autentico e reale le nostre vite.
Per capire davvero come le persone con disabilità vengono rappresentate nei film, bisogna partire da un dato di fatto: per troppo tempo, la disabilità è stata usata più come simbolo che come realtà.
Spesso il cinema ci propone due estremi:
- il “supereroe”, che supera ogni ostacolo senza mai lamentarsi;
- la vittima fragile, che esiste solo per far crescere il protagonista normodotato.
In entrambi i casi, il personaggio con disabilità non è mai il centro della propria storia, ma diventa uno strumento narrativo. Un espediente per commuovere, ispirare o colpire emotivamente.
Eppure, la vita reale è molto più sfumata. Le persone con disabilità non sono esempi da ammirare né ostacoli da compatire. Sono persone, punto.
Con giorni sì, giorni no, paure, gioie, contraddizioni. Esattamente come chiunque altro.
I numeri della rappresentazione della disabilità al cinema
Ti sei mai chiestə quante volte hai visto un attore con disabilità interpretare un ruolo che non parlasse solo della sua condizione?
Lo sapevi che…? 🧠
- Solo circa 3,9 % dei personaggi nelle serie tv in U.S. dal 2016 al 2023 è rappresentato con una disabilità. Il range varia dal 2,6 % (nel 2020) al 4,7 % (nel 2021) – e non sembra esserci stato un reale cambiamento nel tempo;
- Di quei pochi personaggi con disabilità, appena il 21 % è interpretato da attori che hanno la stessa disabilità, cioè una casting autentico. Una cifra che è scesa fino al 9–10 % nel 2018, salendo fino a circa 33 % nel 2016, ma senza una tendenza chiara nel tempo;
- Sul grande schermo, la situazione è ancora più scarna: nel 2022, solo il 2,2 % dei personaggi parlanti nei film più visti aveva una disabilità;
- E i numeri non arrivano solo da noi: nel mondo, circa il 15 % della popolazione (1 miliardo di persone) vive con una disabilità, ma nella letteratura per bambini statunitense, solo un 3,4 % dei libri ha un protagonista con disabilità;
- Inoltre, il 55 % degli americani ritiene importante che i personaggi nei film e nelle serie rappresentino meglio la popolazione, e circa il 50 % ritiene che le persone con disabilità siano sottorappresentate.
Perché la narrazione autentica è fondamentale
Parlare della rappresentazione della disabilità al cinema non è solo una questione di giustizia o di visibilità.
Nel corso degli anni, abbiamo visto personaggi con disabilità nelle serie tv e nei film relegati a ruoli marginali, oppure dipinti come eroi da ammirare o vittime da compatire.
Non è forse ora che il cinema smetta di usare la disabilità come “simbolo” e inizi a raccontarla come realtà?
Ma cosa succede quando, finalmente, iniziamo ad essere mostrati come persone vere, con desideri, difetti, sogni e contraddizioni?
É una questione di dignità narrativa.
Quando una storia è raccontata da chi quella realtà la vive davvero, o almeno la conosce profondamente, tutto cambia. Cambia il linguaggio, cambiano i dettagli, cambia il tono.
E cambia soprattutto lo sguardo.
- Una narrazione autentica non ha bisogno di urlare per farsi sentire;
- Non trasforma la disabilità in un problema da risolvere o in un ostacolo da superare per diventare “migliori”;
- Una narrazione autentica mostra la disabilità come parte della vita. Né più né meno.
L’importanza di sentirsi identificati
Ed è lì che ci sentiamo finalmente rappresentati. Perché ci riconosciamo nei silenzi, nei gesti piccoli, nelle contraddizioni.
Perché ci rendiamo conto che non siamo “sbagliati”, semplicemente non siamo mai stati raccontati nel modo giusto.
Negli ultimi anni, come dicevo, qualcosa si è mosso. Qualche esempio di rappresentazione della disabilità al cinema più reale e meno stereotipata, si comincia ad intravvedere.
E questi modi di rappresentare le persone con disabilità al cinema e nelle serie TV, meritano un’attenzione particolare.
Io sono una consumatrice seriale di Serie Tv e nei prossimi paragrafi ti parlo di due serie che meritano spazio in questo articolo.
Ma quali sono queste due serie TV dove la rappresentazione della disabilità esula dalla disabilità stessa?
Sex Education: ironia, desiderio e imperfezione
In Sex Education, una delle serie più amate degli ultimi anni, compare un personaggio che ha lasciato il segno: Isaac, interpretato da George Robinson, un attore con una disabilità motoria.
Io l’ho amato fin da subito. Non tanto per la storia che vive, ma per come viene rappresentato.
Isaac non è il solito personaggio “di contorno” messo lì per fare quota inclusione. É sarcastico, sfrontato, intelligente, a volte irritante. É umano, insomma.
E, cosa ancora più importante, è desiderato. In un mondo in cui i corpi disabili sono spesso desessualizzati sullo schermo, vedere Isaac vivere una storia fatta di sguardi, tensione e vulnerabilità è quasi rivoluzionario.
Perché ci ricorda che l’intimità, il desiderio e l’amore non sono appannaggio solo di chi è normodotato.
La forza di Sex Education sta nel modo in cui lascia spazio a tutte le sfumature. Non c’è bisogno di spiegare la disabilità di Isaac in ogni scena.
É lì, visibile, ma non è l’unica cosa che conta. E questa è, forse, la rappresentazione più potente: quella che normalizza senza semplificare.
👉Tu l’hai visto Sex Education? Ha colpito anche a te? Dimmelo nei commenti alla fine dell’articolo.
Special: la disabilità raccontata da chi la vive
Hai già visto Special su Netflix? Te lo dico subito: guardalo. Ma preparati, perché è una di quelle serie che ti fa ridere, ti fa pensare… e poi, quando meno te l’aspetti, ti stringe lo stomaco.
Una delle serie che più ha rivoluzionato come le persone con disabilità vengono rappresentate nei film e nelle serie TV è Special, creata e interpretata da Ryan O’Connell. Ryan, nella vita reale, ha una paralisi cerebrale lieve ed è apertamente gay.
Nella serie interpreta… se stesso, con tutte le sue sfumature, le sue insicurezze, i suoi sogni e le sue goffaggini.
Quello che colpisce di Special è la naturalezza con cui si affrontano temi che spesso vengono evitati o trattati con imbarazzo: il sesso, l’identità, l’autonomia, il desiderio di essere visti per ciò che si è davvero, e non solo per la propria condizione.
Qui, la disabilità non è un ostacolo da superare, ma una realtà con cui si convive, a volte con leggerezza, a volte con fatica. Proprio come accade nella vita.
La narrazione, essendo fatta da chi vive quella realtà in prima persona, è priva di filtri. Non c’è bisogno di spiegare tutto. Non c’è bisogno di rendere il dolore poetico. C’è solo la voglia di essere sé stessi, senza chiedere scusa.
👉Tu l’hai vista? Ti è arrivata dritta al cuore come a me?
Io, ogni volta che qualcuno la scopre, spero che senta un po’ di quella libertà che ho sentito io.
Ed ora dimmi la tua
Abbiamo fatto un viaggio nella rappresentazione della disabilità al cinema e nelle serie TV tra stereotipi e nuove narrazioni autentiche.
Ma questo è solo l’inizio del dialogo:
- Hai mai visto un film o una serie in cui ti sei sentitə rappresentatə davvero?
- C’è un personaggio che ti ha colpito in positivo o in negativo?
💬Raccontamelo nei commenti. Condividi la tua esperienza nei commenti: è così che costruiamo un dialogo vero e possiamo dare nuovi spunti per rendere la rappresentazione della disabilità al cinema, sempre più autentica.
👉E se ti è piaciuto l’articolo, condividilo con i tuoi amici per continuare il dialogo.
