Cancellare la disabilità schioccando le dita

Domani potrai cancellare la disabilità con uno schiocco di dita.

Credi davvero che se io potessi schioccare le dita e non avere più la mia difficoltà motoria, le mie cicatrici, la mia gamba meno muscolosa ed il mio ginocchio che non si piega, perderei questa opportunità? Pensi davvero che direi “ma no lascia stare, lasciami la mia disabilità“.

Ma scherziamo? Certo che non perderei questa possibilità! Sarei lì, con le dita già pronte a schioccare, magari un attimo prima del dovuto, desiderando di nascere completamente sana.

Senza l’ombra del dolore, delle notti insonni, delle operazioni, dell’Ilizarov e di tutti gli sguardi storti ed i commenti talvolta giudicanti. Potendo correre, indossare dei tacchi, fare le scale senza problemi, pattinare, ballare … Senza la paura di ciò che potrebbe essere il futuro: domani camminerò?

Pensi che mi dovrei vergognare di questo pensiero? Io credo sia invece un desiderio umano, potentissimo, sincero e più condiviso di quello che pensi.

No, non me ne vergogno ed il fatto che io dica che devo la mia forza alla mia disabilità, perché mi ha resa la persona che sono, non significa automaticamente che non me ne libererei oggi stesso, se solo bastasse uno schiocco di dita.

Chi dice il contrario, ti sta mentendo spudoratamente sai? Probabilmente lo sta facendo a se stessə prima che a te.

C’è un limite tra l’accettazione e il desiderio di normalità?

È sbagliato desiderare che la propria vita sia meno faticosa, anche se si ama la persona che si è diventati?

Stasera, seduta al mio pc con una candela profumatissima di un colore viola pastello, la SEO può aspettare, la mia urgenza di comunicare invece no.

È un po’ come quando indosso i miei anfibi al mattino: non mi metto a lucidare la pelle (finta), li infilo e via, pronta a spaccare il mondo. Faccio lo stesso con questo articolo. Scrivo e basta.

Metto nero su bianco un pensiero scomodo che potresti percepire dissonante e forse incoerente, rispetto al mio racconto sulla bodypositivity.

Non è dissonante ed è più coerente di quello che potresti pensare. Bodypositivity significa anche amare gli aspetti più scomodi del proprio essere. Le sfaccettature del diamante che brillano meno.

Stasera mi chiedo come sarebbe andata la mia vita se quel 22 giugno 1982 fosse nata una splendida bambina dai grandi occhi neri e completamente, completamente sana.

Che lavoro farei? Avrei una cattedra all’università, sarei una musicista a tempo pieno, o no no aspetta una modella o magari chissà un’assistente di volo, magari l’addetta marketing di un’azienda mega-noiosa, oh no, la cameriera!

Una Veus versione barbie cameriera

Tra l’altro Io da piccola volevo fare la cameriera, lo so che è bizzaro, ma probabilmente avevo già capito che di quello che dicono gli altri dei tuoi sogni, è un problema degli altri.

Come sarebbe il mio abbigliamento? Vestirei di colori pastello? Indosserei sandali altissimi e non i miei amati anfibi?

Dove vivrei? Magari in un loft super trendy in centro, invece di godermi la tranquillità del mio paese. Chi lo sa?

Una Veus versione barbie che fa shopping

E Alessio? Ci sarebbe? Mi sarei sposata a 25 anni per poi separarami dopo 5?

LA MIA STORIA

Ci penso e sorrido, un sorriso un po’ amaro, te lo confesso. Sarebbe senz’altro stata una vita… diversa. E magari, quella Laura lì, la Laura “completamente sana”, avrebbe avuto i suoi drammi, le sue ansie, le sue insicurezze.

Avrebbe avuto un corpo perfettamente funzionante sulla carta, ma chi me lo dice che non avrebbe avuto un vuoto dentro? Un vuoto diverso, ma pur sempre una mancanza.

E se quella Laura non avesse avuto la mia tenacia? Chi sarei oggi se non avessi conosciuto quel tipo di battaglia?

Ecco, è qui che la verità mi colpisce come un pugno in pancia.

È vero, vorrei con quello schiocco di dita eliminare la disabilità. Lo vorrei per l’idea di avere una vita più semplice, senza tutto quel dolore e quella sopportazione per me e la mia famiglia. Lo vorrei, per poter camminare senza zoppicare, per una pedalata in bici, o chissà un bel giro con i pattini.

Ma se ci penso un attimo di più, se guardo bene la donna che sono oggi, 43 anni, autrice del mio blog che ispira centinaia di persone, madre di un ragazzo fantastico come Alessio, con una gatta stravagante e la chitarra sempre a portata di mano, l’armadio pieno di abiti neri che a colpo d’occhio sembrano tutti uguali, un ottimo lavoro… beh, quella donna lì non esisterebbe senza essere nata con ipoplasia femorale.

Non avrei avuto la forza emotiva che ho oggi per dire le cose come stanno. Non avrei avuto la consapevolezza che la bellezza non risiede nell’assenza di difetti, ma nella narrazione della propria storia. Non sarei diventata la persona che ha trasformato ogni cicatrice in un simbolo.

Ehi, e poi non sarebbe nata la piccola dolce Veus!

CONOSCI VEUS

Ti dico la verità, se fossi vissuta in un altro corpo, in un altro posto, con un altro lavoro e vestita di rosa Barbie dalla testa ai piedi, avrei perso il pezzo più importante.

Avrei perso il viaggio.

Non avrei avuto questa incredibile opportunità di ispirarti. La mia imperfezione non è il mio difetto, è il mio superpotere. È la lente attraverso cui ho imparato a vedere il mondo, ad amare me stessa e aiutarti a fare lo stesso.

E quindi, anche se il desiderio di una vita senza disabilità è lì, in un angolo, onesto e palpabile, so che, paradossalmente, la me più vera è quella che ha combattuto, che ha riso, che si è rialzata, che ha usato quel corpo così com’è per fare la differenza.

Una Veus versione barbie

Sono nata in un corpo che non segue i canoni della perfezione, ma con il tempo, ho scoperto come trasformare questa condizione in un’opportunità per ispirarti a fare altrettanto, trovando la bellezza in ogni caratteristica che definiamo imperfezione.

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👉 Anche tu hai desiderato uno “schiocco di dita”? Sii onestə: cosa cambieresti e cosa, alla fine, ti fa dire “meno male che è andata così”?

💙Ti lascio alla tua riflessione con qualche spunto e ti aspetto nei commenti.

Ti sei mai chiestə …

  • “Io cambierei il giorno in cui ho perso il lavoro. Ma se non l’avessi perso, non avrei incontrato la mia compagna. Quindi, meno male che è andata così!”;
  • “Io eliminerei i miei attacchi di panico. Punto. Non so cosa perderei, ma vorrei solo stare bene. Sono onestə.”;
  • “Cambierei il bullismo subito a scuola. Ma poi penso che è per quello che ho sviluppato l’empatia che ho oggi. Il viaggio è la cosa più importante, hai ragione.”

    2 Comments

    1. Rossana (@zuccheross)

      bellissimo articolo Laura!🌷

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