Intervista a radio story time: cambierai modo di pensare?

Dopo aver ascoltato la mia intervista a radio story time, cambierai modo di pensare? Andiamo per gradi.

Ci sono momenti in cui la vita ti sorprende con un microfono davanti e un cuore che batte forte. È successo anche a me, qualche giorno fa, quando sono stata ospite a Radio Story Time nella sede di Pero (Milano), con la voce che un po’ trema e il cuore pieno di tanta voglia di raccontare la mia storia.

In questa intervista mi sono messa a nudo, con quella sincerità un po’ ruvida che mi porto addosso da sempre. Ho parlato del mio percorso con Ilizarov, dei miei anfibi sempre ai piedi, del blog, del perché ho scelto uno stile cartoon per raccontare cose che fanno male.

Abbiamo parlato di ipoplasia femorale, della mia gamba diversa, e soprattutto di cosa significa guardarsi allo specchio e scegliere di accettarsi. Sì, anche quando ti sembra impossibile. Anche quando pensi che le tue cicatrici parlino per te.

Perché sì, si può parlare di dolore anche con un sorriso.

🎧 Se hai voglia di ascoltare (o leggere) tutto quello che ci siamo dette io e Vera, mettiti comod* e scegli tu come farlo:

  1. Puoi leggere la mia intervista a radio story time accompagnata dalle consuete immagini in stile chibi mie e di Vera, la mia spumeggiante intervistratrice radiofonica. A fine lettura, se ti va, dimmi se ti è piaciuta;
  2. Puoi cliccare su questo link e vedere il video completo. Ah e se lo fai, non dimenticarti di lasciare un commento;
  3. Puoi fare entrambe le cose.

In ogni caso grazie per essere qui. Ti porto con me, microfono acceso e cuore aperto.

Prima dell’ intervista a Radio Story Time

Laura durante intervista a Story Yime Pero luglio 2025

Innanzitutto cos’è Radio Story Time? Radio Story Time è uno spazio dove le storie trovano voce. E non importa che siano perfette. Anzi. Lì dentro, le cicatrici diventano parole, le insicurezze si trasformano in coraggio, e ogni esperienza – anche la più difficile – trova il suo senso attraverso il racconto.

https://www.linkedin.com/in/verabrocchieri/

Sebbene dovessi raccontare la mia storia durante questa intervista a Radio Story Time, confesso che ero un po’ agitata prima. Si, perché è vero che è la tua storia e la conosci bene, ma quanto valore ha ogni singola parola quando hai poco tempo a disposizione?

Riuscirò a raccontare la mia storia in poco tempo? Sarò in grado di trasmettere ciò che mi spinge ogni giorno a creare e condividere contenuti?

Con addosso uno dei miei tanti abiti neri e le mie immancabili scarpe da ginnastica con la zeppa, mi sono seduta su quello sgabello, e già non è stato così facile, ho indossato le cuffie e tutto è stato più facile del previsto.

A condurre l’intervista a Radio Story Time per me è stata Vera Brocchieri, una giovane professionista, dolce e brillante che mi ha messa subito a mio a agio nonostante fosse la prima volta che parlavo in radio.

Ecco la mia storia a Story Time

Chi sei e perché volevi essere una sirena?

Io mi chiamo Laura, sono una blogger, da tre anni a questa parte, ma non solo! Adesso però non vi annoierò con tutto il corso della mia vita. Non spoileriamo troppo! Vivo a Milano e volevo essere una sirena.

E perché volevo essere una sirena? Che nome strano!

Io volevo essere una sirena perché, diciamoci la verità, nascere con una malformazione alla gamba non è proprio il sogno di tutti quanti e quindi quando nel 1989, uscì il cartoon della Disney, La Sirenetta, io andai molto in empatia con il personaggio di Ariel.

Perché lei voleva due gambe meravigliose e perché pensava che avere due gambe meravigliose fosse la chiave di volta per essere accettata dalla società e per essere bella e anch’io come lei da piccola avrei tanto voluto due gambe meravigliose che purtroppo a causa della mia malformazione non avevo.

Poi col tempo ho capito che comunque la bellezza non è soltanto estetica ma è come ci sentiamo nel nostro corpo. Il nostro corpo non è perfetto.

Cos’è l’ipoplasia femorale?

L’ipoplasia femorale è una malformazione a carico, nel mio caso, degli arti. In poche parole sono nata con una gamba più corta dell’altra di tre centimetri, tre centimetri che nel corso del tempo, seppur poco, perché io sono alta un metro e quarantacinque, sono diventati addirittura dodici.

Questo ha ovviamente significato tante cose:

  • ha significato convivere con una difficoltà motoria,
  • ha significato vedere un corpo allo specchio non sempre come esattamente l’avrei voluto,
  • ha significato sguardi invadenti, commenti inopportuni,
  • ha significato non poter indossare banalmente delle scarpe col tacco, mai nella vita.

Quando sono arrivata tu mi hai detto “che belle scarpe”, e cosa c’è dietro queste scarpe? C’è tanta sofferenza, perché adesso lo accetto, ma all’epoca, nel corso della mia vita, non poter mai indossare un paio di scarpe (col tacco), un pochettino mi ha fatto del male, anche se è una cosa sciocca.

Quando sono sottointese le cose non ti rendi mai conto di quanto invece possano essere importanti.

Dunque, crescere con l’ipoplasia femorale ha significato questo. Io lo racconto da tre anni a questa parte sul blog volevoessereunasirena, e trovo comunque che ci sono tante altre persone che sono nate con questa malformazione, quindi non sono sola e le persone che mi ascoltano si rendono conto di non esserlo.

Come hai trasformato questa esperienza in aiuto agli altri?

Nel momento in cui ho capito che è proprio nella differenza e nella distanza che si crea tra quello che sei e quello che la società vorrebbe che tu sia, come la società vorrebbe che tu sia, che c’è il tuo valore.

Sappiamo tutti che i standard di bellezza sono irraggiungibili e finti, però sono quelli che purtroppo ci inculcano nella nostra testa.

Quando capisci il tuo valore, ah wow, poi è la svolta. Proprio per questo ho iniziato a raccontarmi, proprio perché è stato un percorso, è stato un viaggio in salita senza navigatore, e tutt’ora sono in viaggio, perché ci sono ancora comunque tante lacune da colmare.

Cos’è l’Ilizarov?

l’Ilizarov è una metodica russa, consiste praticamente in viti, ferri, bulloni.

Vera Brocchieri

Immagina una gabbia di ferraglia esterna che si mette alla gamba o anche alle braccia.

A cosa serve l’Ilizarov? Serve per correggere malformazioni e allungare arti in ambito di patologie congenite o anche a seguito di incidenti che determinano una perdita ossea, quindi anche per rigenerare l’osso che si rompe durante incidenti.

È in Italia da oltre 50 anni ed è stato mio compagno di vita per ben sei volte e oltre a essere mio compagno di vita è stato mio aiuto, perché oggi se cammino è grazie a lui.

È stato difficoltoso, doloroso e proprio per questo mi va di condividere la mia esperienza, perché fa parte del pacchetto la fatica, la sofferenza, la paura, il dolore, però fa anche parte del pacchetto la pazienza, la grinta e anche un po’ di autoironia e di resilienza. 

Quale messaggio vuoi trasmettere?

Io voglio far capire a queste persone che si trovano a dover mettere l’Ilizarov per sistemare una loro problematica che lo so che è faticoso, ma ci sono tante persone, e l’ho scoperto da tre anni a questa parte, che vivono questa esperienza.

Lo consiglio perché è peggio non affrontarlo e subire le conseguenze di una non correzione delle proprie ossa piuttosto che farlo.

È meglio quindi mettersi in testa che hai un anno, due anni di investimento in questo percorso doloroso che però insegna tantissimo, insegna sicuramente la pazienza e quindi come dicevo prima fa parte del pacchetto il dolore, ma fa parte del pacchetto anche una buona dosi di pazienza che nemmeno pensavi di avere probabilmente.

Come scegli i temi dei post?

Io, come dicevo prima, sono nata nel lontano 1982, quando i social non c’erano e quindi l’unico momento per scambiarsi delle informazioni o anche per dire – ma allora è normale quello che mi sta succedendo, succede anche a te – era il momento del controllo, la visita medica, quella volta al mese!

Una tortura praticamente, perché vivevi nell’oblio tra una volta e l’altra.

Laura Mandaradoni a Story Time

Dicevi – boh sarà successo solo a me, non è normale, è normale – 

Invece adesso prendi in mano lo smartphone e sei connesso al mondo in un nanosecondo, quindi a un certo punto ho detto perché non mettere a disposizione il mio dolore per lenire quello di qualcun altro e lo racconto in modo leggero e auto ironico, proprio per trasmettere il messaggio che si può vivere anche con leggerezza e autoironia, qualsiasi cosa, quindi anche la sofferenza.

Lo racconto attraverso l’utilizzo di immagini generate con intelligenza artificiale in stile cartoon, quindi praticamente se si scorre il mio feed di Instagram, così come il blog, vedi una serie di bamboline che sono la mia riproduzione in stile cibi proprio per rendere più umano quello che è un percorso obiettivamente molto difficile.

Un consiglio

Non aspettare a vivere nell’attesa di essere perfetti, perché questa cosa non esiste, non arriverà mai.

Ci si perde nel frattempo un sacco di vita che scorre e nessuno te la ridà più, quindi è importante iniziare un percorso di autoaccettazione che è un percorso perché non è che al mattino ti svegli e dici wow, da oggi in poi mi accetterò così come sono, purtroppo non è così, è un percorso, ci vuole pazienza.

Però bisogna mettersi nella condizione di capire che le proprie cicatrici, sia visibili che invisibili, meritano di essere raccontate, non nascoste e lo si può fare e lo si deve fare per se stessi, ma perché la tua storia può essere di aiuto ad altre persone, questo io l’ho capito soprattutto da tre anni a questa parte, ci sono arrivata un po’ tardi, però ci sono arrivata.

Perchè questa intervista a Radio Story Time

Intervista a radio story time

L’intervista a Radio Story Time è stata un’esperienza importante e sai perché? Perchè poter raccontare come io personalmente vivo la disabilità tra autoironia e dolore, fa bene a me e a chi ascolta. Sono convinta che tante persone che hanno ascoltato e forse anche tu, ti sei ritrovato nelle mie parole.

Non conta che tu abbia o non abbia un problema motorio: ognuno di noi ha qualcosa del proprio corpo che fa fatica ad accettare, non credi?

Credo che la condivisione sia una forma potentissima di cura. E se la mia voce, tremante o decisa che sia, può arrivare anche solo a una persona che ha bisogno di sentirsi meno sola… allora vale tutto. Vale anche la paura di sbagliare, di emozionarsi troppo, di non trovare le parole giuste o di sbagliare quelle che dovresti sapere bene (mi riferisco a ipoplasia femorale e Ilizarov).

Ma poi, puntualmente, le parole arrivano. E raccontano di me, della mia gamba un po’ più sottile, delle cicatrici che ho imparato ad amare, del metodo Ilizarov che ha cambiato il mio corpo, e raffirzato il mio spirito. Raccontano di body positivity, di accettazione, di quella forza che non urla ma resta, ogni giorno.

📻 Se non conosci ancora Radio Story Time, ti invito a farci un salto. È uno di quei posti che ti ascoltano davvero, che credono nel valore delle storie vere. Di quelle che non hanno filtri, ma cuore.

 

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