Decidere di mostrare le cicatrici è stata per me una tappa importante del viaggio iniziato quando ho capito che avrei per sempre avuto sulla pelle, i segni del mio vissuto.
Non ho voluto farlo prima di oggi o almeno non in maniera così eclatante semplicemente perché non ero ancora pronta.
Potresti chiederti perché mostrare le cicatrici?
So che rispondere ad una domanda con una controdomanda può sembrare una reazione evasiva e che può darti l’idea che io possa volerti far perdere tempo.
Tuttavia, lo farò: perchè non mostrare le cicatrici?
Qui ti racconto perchè e come ho deciso di mostrare le mie cicatrici.
Resta qui per ripercorrere con me le tappe di un viaggio in bianco e nero attraverso gli scatti di una macchina fotografica e di una chioma azzurra.
Perché mostrare le cicatrici
Perché mostrare le cicatrici? Chi te lo ha chiesto?
Immagino che nella tua testa ci siano queste ed altre domande. Ho indovinato?
Se mi segui su Instagram lo sai già: non ho sempre avuto un buon rapporto con il mio corpo e tuttora ci sono giorni in cui lo detesto ed altri in cui lo amo.
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Comunque credo capiti anche te di non piacerti, dico bene?
Succede a tutti e spesso quando il nostro corpo ha delle caratteristiche che dal punto di vista comune, sono definite imperfezioni, si vive con un senso di inadeguatezza costante.
Fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di voler mostrare le mie cicatrici, anzi piuttosto l’obiettivo era trovare abiti che le nascondessero.
Nel corso della mia vita ho infatti dovuto lavorare moltissimo per accettare il mio corpo e tutte le imperfezioni e non ti nascondo che i lavori sono ancora in corso.
Facile dire “devi piacerti così come sei” quando invece come sei non ti soddisfa e quello che vedi scrollando il feed di Instagram pare essere invece perfetto.
Però pensaci bene: quelle che per il mondo sono imperfezioni, sono le caratteristiche che fanno di te ciò che sei ovvero una persona unica al mondo.
Ecco perchè ho voluto mostrare le cicatrici abbattendo la barriera della vergogna: perché avere dei segni sulla propria pelle non deve essere motivo di disagio per nessuno.
Sulla homepage del mio sito www.lalauretta.it scrivo che il potere della condivisione rompe le barriere e ispira il cambiamento.
Per questo credo che mostrare le cicatrici, le mie cicatrici, possa avere un potere enorme ed essere fonte di ispirazione per te che leggi o per qualcuno che conosci e che ha bisogno di un incoraggiamento ad amarsi.
Ammetto che però è stato tutt’altro che semplice.
Prima di arrivare alla decisione di farlo e aver scelto che il modo migliore per mostrare le cicatrici fosse fare uno shooting fotografico, ci ho riflettuto a lungo.
Tra poco ti racconto tutto, però prima permettimi di parlare di cicatrici invisibili e cicatrici visibili.

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Le cicatrici non sempre si vedono
Quando un anno fa ho scelto di condividere sul web la mia storia attraverso le pagine di questo blog e di Instagram, l’ho fatto perché sentivo forte il desiderio di mostrare le cicatrici invisibili delle quali il mio animo è costellato solo per essere nata con una disabilità motoria.
Già perché le cicatrici mica si vedono tutte, eh. Io le considero mappe della mia vita, e mostarle significa condividere la mia storia e il mio vissuto.
Anche tu hai sicuramente una cicatrice che seppur invisibile, dovresti mostrare con orgoglio. Le cicatrici invisibili sono ferite che non lasciano segni evidenti sulla pelle, ma che portano con sé un peso emotivo e psicologico profondo.
A differenza delle cicatrici fisiche, queste sono legate a esperienze traumatiche, perdite, delusioni o traumi che hanno lasciato un segno indelebile nell’anima di una persona. E non c’è persona al mondo che non ne abbia almeno una.
Mostrare le cicatrici non visibili è difficile tanto farlo con quelle che invece si vedono ed io ne parlo tutti i giorni sulla mia pagina instragam. Sono i no ricevuti, le porte chiuse, le serate passate in casa da sola mentre gli altri escono, il disagio, i vestiti sbagliati, il dolore.
E poi appunto ci sono le cicatrici visibili, quelle con cui si fanno i conti tutte le volte che ci si guarda allo specchio. Io stessa so di guardarmi allo specchio troppo spesso e soprattutto troppo spesso con occhio giudicante.
Ci sono giorni in cui più mi osservo, più trovo cose che non mi piacciono e più trovo cose che non mi piacciono e più mi guardo. Questo è un loop altamente disfunzionale che bisogna imparare ad interrompere.
Come? Allontanati da quello specchio: fai un passo indietro. Sai, mentre grazie a questo progetto creativo mi guardavo sempre più nel profondo condividendo col mondo ogni giorno una parte di me, venivo sempre più a contatto con una parte di me che ho iniziato ad amare davvero.
Ed ho fatto un passo indietro, per prendere lo slancio verso qualcosa di nuovo. Ho voluto mostrare le cicatrici affinché gli occhi più importanti che le vedessero diventassero proprio i miei perché solo questo permetterà a te di ricevere il messaggio giusto.
Ed ho scelto di farlo attraverso uno strumento per il quale ho sempre nutrito sentimenti contrastanti: la macchina fotografica.

Perché sono la prova che ho affrontato il dolore e scelto di esistere davvero.
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Perché farsi fotografare
Ti stavo raccontando che ad un certo punto, nel corso dell’ultimo anno, ho iniziato a capire che non era solo delle mie cicatrici invisibili che volevo parlare ed ho iniziato a sentire il bisogno di mostare le cicatrici che dominano la mia pelle, quasi a completare un altro passaggio del mio lungo percorso.
Ho spesso postato qua e là delle foto in cui queste cicatrici si vedevano, ma sempre di sfuggita, ma non ero ancora pronta a condividere una parte di me così intima o forse dovevo ancora capire in che modo dovessi mostrare le cicatrici, quale fosse lo strumento migliore per fare una cosa così importante e che da subito ho creduto potesse essere di forte ispirazione per gli occhi giusti.
Già, gli occhi giusti..
Sarebbe bello ora raccontarti di quel momento in cui ho avuto l’illuminazione celestiale che mi ha schiarito le idee. Non è andata così e io non amo raccontare bugie, soprattutto se non occorre.
Quando ho capito come mostrare le cicatrici con orgoglio? Lascia che ti spieghi. Sai, è successo per gradi.
Quando ho capito come mostrare le cicatrici
Ho conosciuto Sara Sullivan ad una festa di matrimonio di due persone a me carissime: Marta e Luca. Era il 22 giugno. Il 22 è decisamente il mio numero fortunato e tra l’altro in quel giorno, compivo 42 anni.
Fino a quella sera eravamo due perfette sconosciute e anche durante la serata avevamo avuto poche occasioni per parlarci perché io presa dalla festa, mentre lei dal suo lavoro. Di lei però mi hanno colpita subito i suoi capelli stupendamente azzurri e la cura con cui sceglieva i momenti per raccontare quella storia attraverso l’obiettivo della macchina fotografica.
Quando ho visto le foto di quella festa di matrimonio, ho pensato subito “semmai farò della foto, chiamerò lei”. La verità è che ancora non avevo un’idea precisa e nemmeno l’intenzione di fare delle foto per mostrare le cicatrici.
Poi qualche mese fa, Sara, mi è tornata in mente.
Tacchi, femminilità e disabilità
Non ho mai potuto indossare scarpe col tacco e questo è stato nel corso della mia vita, un piccolo grande dispiacere. Da ragazzina ho sofferto molto il fatto di non poter mettere le scarpe che volevo, soprattutto quando ero costretta ad indossare scarpe col rialzo per compensare la dismetria tra una gamba e l’altra.
Non è stato per nulla facile e anche crescendo, non poter mettere scarpe col tacco sotto ad un bell’abito da sera nero, è stato fonte di grande disagio. Nel corso del tempo però i miei outfit, si sono adattati a questa limitazione dandomi l’opportunità di creare il mio stile personale del quale il protagonista indiscusso sono loro: i miei inseparabili anfibi.
Ho imparato ad abbinare queste splendide calzature anche ad abiti eleganti e mi riconosco nel mio stile: mi fa sentire a mio agio in ogni situazione anche se non convenzionale. Eppure … le scarpe col tacco, sono sempre rimaste un piccolo sogno proibito.
Qualche settimana fa ne ho visto un paio su amazon del mio numero, il 34. Eh si perché oltre a non riuscire a camminare sui tacchi a causa delle mie difficoltà motorie e della rigidità del ginocchio, si aggiunge il fatto che porto un numero molto piccolo.
Anzi, a dirla tutta il mio piede destro è più piccolo del sinistro di un numero: un vero disastro!
Ma ti stavo dicendo che vedo queste scarpe con tacco e plateau numero 34 e decido di comparle perché per trenta euro non sarei andata in bancarotta.
Il giorno in cui sono arrivate ero emozionata, ma mai avrei potuto pensare che quello che era nato come un gioco, mi avrebbe poi portata poi all’idea dello shooting.
Vedermi allo specchio con un bell’abitino ed il tacco è stata per me un’esperienza sconvolgente.
Di colpo la ferita si è riaperta e il grande dispiacere di non poter indossare scarpe col tacco, si è palesato insistentemente dopo tanto tempo.
Ci credi che non volevo più togliermele? Così ho iniziato a scattarmi delle foto, decisa a metterle in vendita di lì a poco.
Mentre mi scattavo queste foto però pensavo che sarebbe stato bello avere di me delle foto indossando un tacco ed è in quel momento che mi è tornata in mente Sara.
La foto che non vedrai
All’inizio avevo solo in mente di chiederle qualche scatto ben fatto indossando outfit diversi e le mie bellissime scarpe indossate, ma ad un certo punto e non so nemmeno come, ho capito che la storia che avrei voluto raccontare, era un’altra.
Sara mi avrebbe aiutata a mostrare le cicatrici grazie all’obiettivo della sua macchina fotografica.
Il messaggio che avevo capito di voler diffondere era chiaro: la bellezza va oltre la perfezione.
Qualcuno prima di me, descrisse perfettamente il messaggio che avrei voluto diffondere mostrando le cicatrici.
Se con un tacco ti vedi più alta, con l’amore per te stessa ti vedrai immensa. Frida Kahlo
E così ho preso contatto con Sara e ci siamo presto accordate per una video call. La cosa più bella è stata che lei ha capito subito che storia volessi raccontare e questo ha fatto si che gli scatti fossero ciò che desideravo.
Mostrare le cicatrici con orgoglio, fierezza, amore e femminilità: era questa la storia da raccontare.
Durante lo shooting in nessuna foto ho scelto di indossare i tacchi proprio perchè non servono a determinare la bellezza di una donna.
Allo stesso modo non portavo bracciali ed orecchini e tutto questo era il linea con il mio essere senza fronzoli.
Ho invece scelto di indossare i miei anfibi perché riassumono la mia essenza: autentica, forte, ben piantata a terra, ma creativa.
Tuttavia ti confesso che mostrare le cicatrici davanti all’obiettivo di una macchina fotografica, è stato tutto tranne che semplice e se non fosse stato per l’energia di Sara, non avrei ottenuto i meravigliosi scatti che ho proprio qui accanto mentre scrivo.
Quella mattina questa frase, donata un caro amico, è stata il mio mantra.
La mattina dello shooting sono stata in ufficio carica di tensione per poi tuffarmi nel traffico di Milano.
L’emozione di vivere una nuova esperienza, l’imbarazzo, ommioddio ma dove si mettono le mani quando si viene fotografati?
Sara scattava, Sara ideava, Sara creava e insieme raccontavamo la mia storia.
Sara mi stava facendo vedere a computer velocemente come sarebbero venute le foto una volta post prodotte ed era la prima volta che vedevo una foto di me a figura intera con la mia gamba destra in primo piano.
É stato strano, è stato forte, ma quello che è stato ancora più indimenticabile era che volevo che quelle cicatrici venissero accentuate giocando bene le luci e le ombre.
“Di più! Di più!”.
In quel momento ho pensato alla me quindicenne che odiava le sue cicatrici, soprattutto quella più lunga e profonda, conseguenza di un’operazione tra l’altro completamente inutile.
Ero però troppo carica di adrenalina in quel momento per commuovermi, ma adesso che ci ripenso, mentre scrivo riguardando le foto nate da quel pomeriggio con Sara, non posso trattenermi.
Mostrare le cicatrici e sigillarne il ricordo su meravigliosi scatti in bianco e nero è stato il regalo più grande di questo 2024.
Amarsi è un viaggio lungo una vita
Ho voluto condividere con te cosa mi ha portato a mostrare le cicatrici e parte del backstage del mio shooting con il desiderio di ispirarti.
Spero che ti abbia fatto piacere rivivere con me le emozioni che ho sentito e se ti va di vedere qualcuno degli scatti fatti con Sara, li trovi sulla mia pagina Instagram @volevoessereunasirena.
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4 risposte
ciao Laura, negli anni della tua adolescenza hai tenuto dentro la sofferenza di queste cicatrici. Anche allora hai sempre affrontato con forza tutto cio’che accadeva dando anche a noi coraggio. Ora ne parli con fierezza e sono felice che hai superato questo disagio e solo con la tua volonta’. Grande , ma piccola bambina🥰
❣️
ciao Laura ti faccio i miei più sinceri complimenti, senza volerlo ho esattamente detto una frase che penso e tu mi hai detto ci hai fatto un blog…. incredibile…. sei grande…. un grosso abbraccio e complimenti ancora. un bacio😘
Casualità! Grazie per esserti soffermato su questo articolo. Laura